La filiera della moda è al centro di una trasformazione epocale orientata verso la sostenibilità e la tracciabilità, grazie anche all’introduzione dell’ESPR (Ecodesign for Sustainable Products Regulation). Questo regolamento mira a rivoluzionare il settore imponendo requisiti di ecodesign e trasparenza, e prevede per ogni capo l’adozione di un passaporto digitale che ne certifichi la composizione, la durabilità e l’impatto ambientale.
Il modello di “fast fashion”, basato su produzioni massive, cicli rapidi e scarso riciclo, ha spinto l’Unione Europea a intervenire con nuove normative: l’obiettivo è che entro il 2030 tutti i prodotti tessili venduti nel mercato europeo siano più sostenibili, durevoli, riciclabili e tracciabili.
Questo passaporto digitale sarà un registro elettronico associato a ogni articolo attraverso un codice (ad esempio un QR sull’etichetta) e conterrà dati completi sul prodotto: dalla materia prima impiegata ai processi di lavorazione, fino alle istruzioni per lo smaltimento o il riciclo a fine vita. In altre parole, il vestito “racconterà” la propria storia ambientale, offrendo trasparenza a 360 gradi.
Per i consumatori, ciò significa poter conoscere ciò che c’è dietro un capo: scansionando il QR code con uno smartphone, si potrebbero scoprire ad esempio le fibre utilizzate (cotone biologico? Poliestere riciclato?), il paese di produzione e se sono state rispettate certe certificazioni ambientali o sociali. Queste informazioni aiuteranno ad acquisti più consapevoli e a valorizzare i marchi virtuosi rispetto a quelli che finora hanno nascosto impatti negativi. Allo stesso tempo, il passaporto digitale faciliterà il riuso e il riciclo: quando un indumento arriverà a fine vita, chi lo raccoglie o ricicla potrà leggere il suo passaporto per sapere di che materiali è fatto e come trattarli (ad esempio separare componenti sintetiche da quelle naturali).
Ovviamente, implementare un passaporto digitale per milioni di capi non è banale. Le aziende tessili devono raccogliere una mole di dati accurati lungo tutta la filiera – spesso globale – e renderli disponibili in forma standardizzata. La Commissione Europea sta lavorando proprio a definire quali informazioni specifiche dovranno essere incluse e come dovranno essere trasmesse digitalmente. Questo sforzo richiede investimenti in tracciabilità e gestione dei dati, ma apre anche opportunità: chi saprà adeguarsi per tempo potrà dimostrare con fatti le proprie credenziali di sostenibilità, rafforzando la fiducia dei clienti e anticipando possibili obblighi di etichettatura.
In quest’ottica, strumenti digitali come Certiblok possono semplificare enormemente il lavoro ai produttori di abbigliamento. Immaginiamo un’azienda di moda che adotti questa piattaforma: per ogni lotto di produzione potrebbe caricare su un archivio cloud decentralizzato le schede dei materiali impiegati (tipo di tessuto, provenienza, percentuale di fibre riciclate), le certificazioni ottenute (es. GOTS per il cotone biologico, o attestati sulla riduzione di emissioni), nonché indicazioni per il corretto lavaggio e fine vita del capo. La piattaforma genererebbe quindi un QR code pubblico da associare all’articolo (stampato sull’etichetta o sul packaging). Al momento della vendita, il cliente scansiona il codice e accede al passaporto digitale del prodotto, una pagina web aggiornata con tutte le informazioni. Se in futuro l’azienda aggiorna qualche dato (ad esempio aggiunge dettagli sulla filiera o migliora un componente), il passaporto digitale si aggiorna automaticamente e chi scansisce il vecchio QR vedrà sempre la versione corrente.
La sicurezza e la conformità sono garantite dall’infrastruttura di Certiblok: essendo un cloud basato su tecnologia blockchain, ogni informazione è archiviata in modo distribuito e immutabile. Questo significa che i dati sul passaporto (come la composizione o le istruzioni ecologiche) non possono essere alterati senza lasciare traccia, e restano accessibili anche a distanza di anni. In questo modo l’azienda soddisfa i requisiti normativi del DPP offrendo allo stesso tempo un servizio informativo di valore ai clienti finali.
Nei prossimi anni vedere un QR code sull’etichetta di un vestito potrebbe diventare la norma. L’esperienza d’acquisto si arricchirà di un elemento di trasparenza: oltre al colore e alla taglia, potremo conoscere l’impatto ambientale di quel capo e come prendercene cura responsabilmente. Grazie all’ESPR e ai passaporti digitali dei prodotti, la moda europea si incammina verso un futuro in cui ogni abito ha la sua storia tracciabile, e in cui tecnologie come Certiblok aiutano a narrarla in modo credibile e conforme alle regole.
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